gennaio 20, 2013

La retorica sulle pensioni

La retorica sulle pensioni non aiuta a capire cosa succederà tra qualche anno quando tutti i nati nel ventennio del “baby boom” saranno in pensione.

Dalla riforma Dini fino all’anno scorso ci è stato raccontato che avevamo un sistema pensionistico sostenibile. I conti sembravano essere i migliori d’Europa.

La Fornero ha demolito questa certezza ( http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/0A7103E0-6E8E-44AA-8558-0108D0E89DF2/0/Guidasintetica_riforma_pensioni.pdf ) ed è emerso che non eravamo poi così ben messi.  Sulla base di quell’analisi c’è stata la riforma delle pensioni che conosciamo. La retorica tranquillizzante è ripartita e da quel momento, il sistema pensionistico è tornato ad essere il migliore d’Europa. Il più sostenibile. Possiamo crederci? Assolutamente no! L’accorpamento INPS/INPDAP è stato fatto per coprire il buco INPDAP, buco ben evidente da almeno quindici anni. Buco che deriva dalle condizioni assolutamente non sostenibili di previsioni previdenziali incoerenti con demografia ed economia. Condizioni che avrebbero imposto anche la riforma delle pensioni già in essere, che invece non c’è stata e che quindi scaricherà nel futuro la componente di iniquità ereditata dal passato. Rivedere i diritti acquisiti è a sua volta un diritto.  Se i vecchi tolgono opportunità ai giovani, il Paese non progredisce.

Come si può chiedere a un lavoratore che oggi ha ad esempio dieci o quindici anni di anzianità di versare per almeno altri trent’anni i contributi pensionistici che gli  permetteranno di avere un assegno di vecchiaia pari alla metà di quello che viene garantito a quelli che in pensione ci sono andati a  condizioni insostenibili?

In questo modo anche il concetto di insostenibilità cessa di avere significato. Diventa un concetto inutile, non verificabile, perché soggiace a quello di diritto acquisito. In questa condizione di irresponsabilità in ottemperanza di Legge, “l’insostenibilità garantita” diventa la chiave di volta di un sistema suicida che, per garantire i cosiddetti diritti acquisiti ad alcuni ,non esita a condannare altri a non avere diritti.

Se a quello che abbiamo appena detto aggiungiamo il fatto che nei prossimi due anni l’INPS si troverà con 7 miliardi di buco, mi domando: possiamo continuare in questo modo approssimativo e fanfarone a gestire i fondamentali del Paese?

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