giugno 30, 2012

PROTOCOLLO RIEDUCATIVO DEL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE

La rieducazione dei pazienti operati di ricostruzione del LCA rappresenta senza dubbio uno dei più vasti capitoli della rieducazione sportiva.

Per comprendere le esigenze che sorgono in seguito ai diversi interventi, si possono formulare alcune considerazioni:

Il legamento crociato anteriore (LCA) è una struttura stabilizzatrice primaria per il ginocchio. In virtù della presenza di recettori propriocettivi e nocicettivi rappresenta una struttura attiva.

Le strutture muscolari che intervengono a dare stabilità al ginocchio devono interagire con estrema precisione ed armonia.

Diverse sono le metodiche disponibili per la ricostruzione del LCA e da ciò derivano le differenti metodiche rieducative, che devono in ogni caso fare riferimento alla tenuta dei mezzi di fissazione dell’impianto del neo-legamento, alla guarigione biologica del sito donatore ed alle condizioni cliniche del paziente.

Il trattamento rieducativo trova la sua più profonda motivazione nel fatto che non è sufficiente dare stabilità, ma è necessario recuperare completamente la funzione.

Fino agli inizi degli anni ’80 il trattamento post-chirurgico era iperprotettivo e caratterizzato da un lungo periodo di immobilizzazione in gesso.

Tale trattamento cercava di limitare le sollecitazioni al neo-legamento. E’ infatti noto come il tendine, dopo il trapianto, vada incontro in determinati periodi a fenomeni di adattamento e rimaneggiamento che ne modificano le caratteristiche funzionali. Tuttavia, la constatazione che l’immobilità porta a complicanze di vario genere, quali la rigidità articolare soprattutto in estensione, ha spinto i chirurghi a considerare metodiche rieducative più efficaci, forti anche dei notevoli progressi della tecnica operatoria.

Verso la fine degli anni ‘80 iniziò la ricerca di un processo rieducativo sempre più rapido, e in tal senso una svolta importante fu apportata nel 1990 dal lavoro presentato da Shelbourne e Nitz .

Essi proposero un protocollo rieducativo decisamente accelerato dove già dalla prima giornata post-operatoria al soggetto veniva concesso il carico e l’estensione completa, si prevedeva il ritorno all’attività sportiva nel giro di 4-6 mesi: evidentemente, una notevole differenza rispetto ai 9-12 mesi tradizionali.

Una rieducazione così accelerata suscitò però da parte di alcuni autori qualche dubbio. In alcuni casi si riscontrò che, a seguito di un precoce sovraccarico, il trapianto poteva risentire negativamente quanto a stabilità e tenuta, inoltre da osservazioni artroscopiche e da analisi attraverso risonanza magnetica si evidenziò un ritardo di maturazione del collagene del neo-legamento.

Successivamente progredì un impetuoso sviluppo di nuove tecniche di fissazione degli impianti. Il miglioramento di queste metodiche favorì un nuovo interesse per l’utilizzo dei tendini della zampa d’oca (ST e GR), che erano stati abbandonati a favore del TR, ritenuti precedentemente un ottimo sostituto del LCA, ma che avevano subito la penalizzazione di fissazioni non sempre efficaci.

La conoscenza degli effetti del pre-tensionamento sul neo LCA creò inoltre la possibilità di impianti sempre più rigidi, che rendono attualmente i tendini del ST e GR una prima scelta nel trattamento dell’instabilità anteriore, al pari delle tecniche che prevedono l’utilizzo del tendine rotuleo (TR).

La riabilitazione del LCA è basata su presupposti di carattere istologico, biomeccanico e funzionale.

I processi di integrazione del trapianto nel tunnel all’interfaccia osso-osso (TR) sono già avanzati dopo la quarta settimana; l’integrazione tendine-osso (ST e GR) si completa prevalentemente dal sessantesimo al novantesimo giorno.

Ci sono perciò numerosi fattori che interagiscono per produrre un risultato ottimale dopo un’operazione chirurgica del ginocchio. La specificità degli esercizi rappresenta un fattore di importanza fondamentale.

Camminare, correre, tornare a fare sport.
Presso i nostri Centri sono stati rieducati per lesione del LCA migliaia di pazienti che nel corso degli anni hanno via via affrontato tecniche chirurgiche e protocolli riabilitativi in continua evoluzione. Alla luce di questa ampia casistica abbiamo individuato delle linee guida in base alle tre domande che il paziente rivolge sempre al suo rieducatore dopo l’intervento:
1) Quando riprenderò a camminare ?
2) Quando riprenderò a correre ?
3) Quando tornerò a fare sport ?

Abbiamo suddiviso il programma in 3 fasi che rispondono a queste precise funzioni da recuperare: camminare, correre, giocare a calcio. 

FASE 1 – Primo mese

La prima fase inizia dopo l’intervento chirurgico e dura 3 – 4 settimane; ha come obiettivi la riduzione del gonfiore, il reclutamento attivo del quadricipite, il recupero dell’estensione completa, il raggiungimento dei primi 120° di flessione, l’inizio della deambulazione corretta. Il lavoro viene svolto in palestra ed in piscina e le sedute di trattamento prevedono: esercizi attivi per l’estensione e per la flessione, esercizi propedeutici al carico, esercizi di rinforzo muscolare ed eventualmente terapie fisiche strumentali.

FASE 2 – Secondo e terzo mese

La seconda fase, che dura dal 2à fino alla fine del 3° mese, ha come obiettivi il recupero dell’articolarità completa e della forza muscolare. Utilizziamo esercizi in acqua, esercizi propriocettivi effettuati su tavolette instabili per aumentare il controllo neuromotorio, specifici lavori di rinforzo di tutta la catena muscolare dell’arto inferiore.

Alla fine del 3° mese verifichiamo, con il TEST ISOCINETICO, il miglioramento della performance muscolare per indirizzare l’ équipe rieducativa verso un programma realmente adeguato alle condizioni muscolari del singolo paziente. Si possono verificare tre situazioni:
1 – il test evidenzia un deficit di forza compreso tra il 30% ed il 40%: si può iniziare la corsa sul tredmill;

2 – il test evidenzia un deficit di forza superiore al 40%: non si inizia la corsa;

3 – il test evidenzia un deficit di forza inferiore al 30%: si può iniziare la corsa anche sul campo.

FASE 3 - La terza fase si svolge fra la palestra di riabilitazione ed il campo sportivo e all’inizio del 4° mese si riprende a sciare. Ha come obiettivi il recupero completo della forza muscolare, il recupero delle capacità cardio-vascolari, la ripresa del gesto sportivo. Il programma sul campo prevede carichi di lavoro crescenti distinti per fasi e la ricerca della perfetta coordinazione neuromotoria anche in situazioni di stress. Un ultimo test isocinetico di controllo e la consegna di un programma di mantenimento da seguire dopo la dimissione, concludono la fase riabilitativa con la quale il paziente dovrebbe essere in grado di riprendere completamente le abitudini di vita e sportive che aveva prima dell’intervento.

Negli atleti di alto livello, la ricerca di tempi accelerati di recupero ci ha fatto ottenere risultati sorprendenti pur nel rispetto dei tempi biologici di guarigione. Il lavoro si avvale di doppie sedute quotidiane, inizialmente divise fra palestra e piscina, quindi fra palestra e campo, di controlli ravvicinati per l’inserimento di esercizi più complessi non appena se ne vede la possibilità.

 

giugno 29, 2012

LIBERTA’ DI SCELTA ? SI GRAZIE !

Dichiarazione di Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni

La scelta del consigliere comunale di Dolo (Venezia), Vittorio Bisso, 53 anni, malato di Sla da due anni, di recarsi in una clinica Svizzera per porre fine alla sua vita testimonia per l’ennesima volta l’abbandono da parte dello Stato italiano dei suoi cittadini. Mentre accanto a lui solo la moglie, anche amministratore di sostegno. Vittorio Bisso a febbraio ha scelto di non curarsi e lo ha messo anche per iscritto nel suo testamento biologico: rifiuto di ogni accanimento terapeutico.

Dopo Welby e Nuvoli, un altro scandalo italiano: cittadini lasciati solo nel momento delicato della morte, costretti ad emigrare per veder garantito il semplice diritto all’autodeterminazione. Un diritto che non è assicurato nel nostro Paese, dove la politica è solo capace di urlare grandi slogan sulla sacralità della vita per poi dimenticarsi di fatto dei suoi cittadini. Che Stato è uno Stato che non tutela le persone, che non garantisce assistenza, che ostruisce scelte così delicate e sofferenti. Che Stato è uno Stato che ostacola la ricerca sulle cellule staminali embrionali, le quali potrebbero fornire una cura alla Sla, costringendo i malati a recarsi in altri continenti per trovare sollievo alle loro pene. Lo Stato impone regole astratte, non avendo la capacità e la volontà di una etica che viene dal basso, dalle tristi storie come quella di Vittorio.

Testamento biologico, libertà di ricerca scientifica: le battaglie di Luca Coscioni ieri, le nostre oggi.

Tanti anni, troppi e nessun passo in avanti, nonostante i cittadini chiedano la tutela dei loro diritti contro un accanimento di Stato.

giugno 28, 2012

IL DOLORE DI SPALLA

L’esecuzione di alcuni particolari movimenti della spalla, protratti per lunghi periodi di tempo e l’avanzare dell’età, sono la causa dei problemi più comuni che colpiscono questa articolazione.
Ogni qualvolta il braccio è tenuto in tensione, in una qualsiasi direzione, la cuffia dei rotatori e la borsa nell’articolazione della spalla subiscono una compressione. Con il passare degli anni la troppa frizione esercitata può portare al logoramento del tendine e della borsa.
Lo stress muscolare eccessivo, il condizionamento dell’aria, il non aver eseguito esercizi di riscaldamento prima della ginnastica, possono portare all’infiammazione di queste strutture (impingement).
L’infiammazione della borsa è chiamata borsite, quella della cuffia o del tendine del bicipite è chiamata tendinite.
La degenerazione dei tendini rotatori può indurre un’ulcerazione ed alla fine una lesione. In questo ultimo caso, talvolta, si può avvertire o udire un crepitio nella spalla. Esiste comunque una predisposizione costituzionale e genetica di ogni soggetto verso i processi degenerativi dei tendini.

L’articolazione scapolo-omerale si caratterizza per la capacità di permettere in maniera molto ampia il movimento del braccio su tutti i piani spaziali.

Questo è possibile per la presenza di una cavità glenoidea della scapola modesta (praticamente la testa dell’omero è più poggiata che inserita) e una capsula articolare lassa. Pertanto il ruolo di stabilità e centralità articolare è deputato ai muscoli che fanno parte della cuffia dei rotatori (sovraspinoso, sottospinoso, piccolo rotondo, sottoscapolare) ed assume importanza determinante per la stabilità e funzionalità articolare. I movimenti determinati dalla cuffia dei rotatori vedono sempre la sinergia del deltoide.

Se viene compromessa la sinergia muscolare (coordinazione) l’omero e la sua testa vengono spinti fuori dall’articolazione (sublussazione) verso l’alto (verso l’acromion della scapola) e verso avanti. La posizione verso l’alto vede una riduzione di spazio che causa una compressione tendinea, mentre lo spostamento in avanti porta i tendini del sovraspinoso e sottospinoso a contatto (sfregamento) della rima articolare superiore (sindrome da impingement).

Questa patologia, definita “conflitto sotto acromiale” è tipica delle discipline sportive “overhead” che comportano una sistematica azione di elevazione, extrarotazione e successivo abbassamento del braccio dall’alto verso il basso. Questo gesto tende a potenziare in maniera selettiva i muscoli agonisti e a determinare nel tempo uno scompenso di forza sui muscoli antagonisti.

giugno 27, 2012

Costruisci La Tua Salute

Ihttp://www.integratori-shop.com/costruisci-la-tua-salute.html

L METODO MEDIET

Creare una cultura alimentare e motoria

Questo, in sintesi, l’obiettivo che gli Autori si sono prefissati nella stesura del loro lavoro, che pone la dieta mediterranea e l’attività fisica al centro di un progetto personale di benessere

Pensato per tutti coloro che vogliono intervenire sul proprio stile di vita per migliorare la condizione di benessere, il libro “Costruisci la tua salute”, curato dal professor Ottavio Bosello e dal dottor Giorgio Pasetto, presenta l’innovativo metodo Mediet basato sull’abbinamento di una sana dieta mediterranea a una costante attività fisica.

Approfondiamo i contenuti del volume con uno dei due Autori, il dottore in Scienze Motorie Giorgio Pasetto.

Dottor Pasetto, il titolo del libro ci dà immediatamente il senso che, almeno in parte, ognuno di noi è artefice del proprio benessere…

Questo è indubbiamente il concetto fondamentale, attorno a cui ruota tutto il nostro lavoro… Persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità mette in evidenza questo principio nella sua più recente definizione di salute, “La capacità di adattamento e di autogestione di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”, ponendo così l’individuo sempre più al centro del processo per il raggiungimento e il mantenimento di uno stato di benessere. Il nostro tentativo attraverso la messa a punto del Metodo Mediet e la stesura di questo libro è proprio quello di indicare una strada possibile per vivere bene e in salute che passa attraverso l’alimentazione e l’attività fisica.

Sulla base di quali valutazioni avete deciso di lavorare a questo nuovo Metodo e al volume?

Il nostro obiettivo era di riuscire a fare chiarezza in un ambito di cui si parla moltissimo, ma spesso in maniera scorretta, partendo dalle evidenze scientifiche che avevamo a disposizione . Come rispondere alla domanda: “Cosa possiamo fare affinché le persone si ammalino di meno e, conseguentemente, cali la spesa sanitaria”? I “farmaci” che abbiamo a disposizione sono, a nostro avviso, due: l’alimentazione e l’attività fisica. Da qui, è partito il nostro lavoro – al fianco di un team di nutrizionisti, fisioterapisti e tecnici – che ci ha portato alla realizzazione del Metodo e di questo volume con il quale vorremmo contribuire a creare una nuova cultura di salute che ruota intorno ai due elementi a cui abbiamo già più volte accennato sopra.

Il primo punto quindi è l’alimentazione…

Sì, meglio ancora la dieta mediterranea che è stata dichiarata nel 2010 dall’Unesco “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. È un’alimentazione che si basa innanzitutto su verdura e frutta, quindi carboidrati possibilmente a basso indice glicemico, ma anche proteine contenendo però l’uso della carne rossa. Per quanto riguarda invece i grassi, è necessario limitare il consumo di quelli saturi e idrogenati concentrandosi invece su quelli monoinsaturi come l’olio extravergine di oliva, e polinsaturi, come gli omega3.

… sempre affiancata a un costante movimento.

Dobbiamo imparare a svolgere una buona attività fisica: l’ideale sarebbe dedicarci a un lavoro di tipo aerobico (camminare, correre, andare in bicicletta…) e ad un allenamento per la forza muscolare con l’utilizzo dei pesi, dedicando un’ora al giorno sei volte la settimana, ma anche tre volte la settimana raggiungendo però sempre un totale di sei ore. Ma possono rivelarsi utili anche piccoli cambiamenti delle nostre abitudini, come per esempio usare le scale invece dell’ascensore, recarci al lavoro a piedi, ma anche andare a ballare la sera con il nostro partner invece che restare seduti davanti alla televisione.  Suggeriamo di associare anche degli esercizi con dei pesi in quanto hanno l’effetto di tonificare, migliorare la massa magra, aumentare il deposito di calcio nelle ossa. Per visualizzare con maggiore immediatezza quanto sino a qui suggerito, nel libro presentiamo un grafico della “piramide” dell’attività motoria.

Nel volume viene affrontata anche la questione della prevenzione, dottor Pasetto.

Attualmente lo scenario sanitario vede la maggior prevalenza di patologie di tipo cronico-degenerative che, per definizione, non possono essere curate… di queste, però, circa il 50% potrebbe essere prevenuto! È un tema di cui si parla moltissimo, a cui anche i media dedicano tanto spazio, ma che non riesce poi a radicarsi per tanti motivi tra cui anche il fatto che la prevenzione è un compito generalmente delegato al medico di famiglia che raramente, invece, ha tempo per seguire questo aspetto della sua professione. È a nostro avviso necessario, quindi, dare spazio ad altre figure professionali, come per esempio il dottore in scienze motorie. In questo panorama, il medico di base prescriverà, per esempio, l’attività motoria come fa solitamente con la fisioterapia, mentre spetterà poi al dottore in scienze motorie somministrare la terapia al paziente fornendo anche i suggerimenti opportuni per quanto riguarda una corretta alimentazione. Gli altri soggetti fondamentali nella formazione di una cultura della prevenzione sono la scuola, le farmacie, il Servizio Sanitario Nazionale: se riusciremo ad aggregare tutte queste forze sarà finalmente possibile centrare questo importantissimo obiettivo.

Chiuderei il nostro incontro chiedendole un ultimo commento…

Nonostante i progressi medico-scientifici e la consapevolezza che sembra permeare la nostra società, grazie anche alla fruibilità delle informazioni, la popolazione ingrassa e si ammala sempre in maggior misura: questo vuol dire che qualche cosa non funziona. Qualcuno dirà che con il nostro Metodo abbiamo scoperto l’acqua calda… la verità però è che le tradizioni sono dure a morire, i cambiamenti culturali sono difficili, ma le evidenze scientifiche sono incontrovertibili: stare bene significa curare il rapporto psico-fisico con un’alimentazione equilibrata e una regolare attività fisica.

Mi piace pensare che il nostro Metodo possa rivelarsi un contributo utile per tutte quelle persone che vogliono intraprendere questo percorso…

 

Costruisci la tua salute

Con il sottotitolo “Il metodo Mediet – Premesse scientifiche, razionali, ipotesi operative, suggerimenti pratici” (120 pagine, 14,90 euro, pdf scaricabile gratuitamente al sito www.mediet.it) è un testo di divulgazione in cui gli Autori riportano i risultati delle loro osservazioni e riflessioni in termini meno specialistici e più sintetici, tracciando un percorso che vuole offrire una metodologia facile per vivere bene e in salute. Il testo è strutturato in cinque capitoli: I radicali liberi e lo stress ossidativo; L’infiammazione cronica; La prevenzione (e/o la cura); L’alimentazione; L’attività fisica.

Gli Autori

Ottavio Bosello – specialista in Medicina Interna, Medicina del Lavoro, Endocrinologia e Scienza della Nutrizione – è dal 1980 professore associato di Nutrizione Clinica, dal 1989 professore ordinario di Medicina Interna, dal 1992 di Geriatria e Gerontologia – sempre presso l’Università di Verona per la quale ha diretto dal 1988 la Divisione di Riabilitazione Cardiovascolare – e dal 1996 direttore dell’Unità Operativa di Clinica Geriatrica. Dal 2004 al 2009 è stato direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Chirurgiche dello stesso Ateneo. Ha fondato la Società Italiana per l’Obesità e la Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare. Presidente di entrambe, nonché della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, ha studiato vari aspetti dell’invecchiamento e della nutrizione con focus sulla fisiopatologia e clinica dell’obesità. Autore di centinaia di pubblicazioni sulle principali riviste scientifiche internazionali, di molte monografie e di alcuni trattati, è Associate Editor delle riviste “Eating and weight disorders”, “Obesity and metabolism”, “Obesity reviews”.

Giorgio Pasetto dopo il diploma ISEF consegue la laurea magistralis in Scienze Motorie e il titolo di Bachelor of Science in Osteophaty. Specializzato in Chinesiologia e Chinesiologia Riabilitativa, nonché in Shoulder and Knee Rehabilitation and Sports Medicine Rehabilitation Course, a partire dal 1997 è stato consulente per numerose squadre di calcio, rugby, pallavolo e basket. Dall’1 gennaio 2010 è osteopata e biomeccanico funzionale della Nazionale Italiana Professionisti di Golf. Dal 2002 al 2004 è stato docente a contratto presso la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Verona. È presidente dal 1996 del Gruppo Bernstein, nonché socio fondatore, responsabile scientifico e attualmente segretario nazionale della D.M.S.A., Doctors in Movement Science Association.

giugno 27, 2012

La Stabilometria e la Postura

Fra le valutazioni funzionali che si possono utilizzare, un posto di primissimo piano spetta alla stabilometria, questa permette la valutazione delle risposte adattative del sistema tonico posturale, ovvero la “stabilità” del soggetto.

L’ausilio della pedana stabilometrica è necessario per quanticare le oscillazioni posturali del soggetto in ortostasi ed analizzare le strategie utilizzate per mantenere tale posizione.

La rappresentazione della variazione che subisce la posizione della proiezione al suolo del baricentro del corpo forma il cosiddetto gomitolo posturale.

Le caratteristiche del gomitolo sono la posizione ed in particolare il centro medio sia in senso antero-posteriore che medio-laterale, la superficie, la lunghezza, la frequenza d’oscillazione.

Nella stabilometria si possono avere quindi valori standard di normalità determinati rispetto ad un numero di soggetti ritenuti sani oppure rispetto ad un campione di atleti di una determinata disciplina sportiva.

Nello studio della postura è importante valutare come il soggetto si riequilibra in varie situazioni, in particolare si valutano i dati ad occhi aperti rispetto ai dati ad occhi chiusi; i dati con le scarpe e quelli scalzi.

Il confronto fra i valori ottenuti ad occhi aperti rispetto a quelli ad occhi chiusi è di fondamentale importanza perché nel caso delle misure ad occhi aperti dovrebbe dominare l’afferenza visiva che ha un guadagno significativo nella postura.

Il guadagno dell’afferenza è il peso che questa ha rispetto alle altre nel determinare la risposta adattativa, quando invece gli occhi sono chiusi l’entrata sensoriale visiva ed oculomotoria non ha nessuna influenza per cui il soggetto si affida solo alla propriocezione sensoriale.

In questo modo si possono ottenere informazioni anche sull’entrata visiva ed oculomotoria in quanto il riscontro di valori di oscillazione maggiori ad occhi aperti indicherà un’interferenza destabilizzante di questo sistema essendo non fisiologica una situazione di questo genere.

Registrando e misurando il gomitolo nelle varie situazioni con gli occhi chiusi ovvero: bocca chiusa, bocca spalancata; con testa ruotata a destra ed a sinistra; si possono valutare rispettivamente l’influenza dell’occlusione temporo-mandibolare e le influenze cervicali.

Queste misurazioni si eseguono in condizioni base ovvero come normalmente si trova il soggetto e in tutte le altre situazioni che si vogliono verificare in relazione all’inquadramento del soggetto (es: monopodalico). Così il confronto fra i gomitoli della misura in situazione base con quelli ottenuti ad esempio con una correzione podalica (plantare), ci evidenzia l’effetto che la correzione produce indicandoci l’opportunità di eseguire quella correzione.

Lo studio della postura attraverso la stabilometria risulta di estrema utilità anche durante un programma riabilitativo (es. soggetto operato di protesi d’anca o di ginocchio) al fine di personalizzare il protocollo rieducativo in base alle specifiche necessità individuali.

Un altro campo dove risulta importante misurare la “stabilità posturale” del soggetto è nei giovani, in particolare nell’età compresa tra i 10 ed i 14 anni.

In questa fascia di età risulta fondamentale intervenire con programmi specifici al fine di assecondare uno sviluppo posturale ottimale; infatti i più recenti studi eziopatogenetici hanno dimostrato che la scoliosi ha un’origine genetica che determina una ritardata maturazione di alcuni centri nervosi di controllo della postura e del movimento e che attraverso l’allenamento propriocettivo è possibile evitare.

La stabilometria ci consente di verificare e misurare se esiste qualche anomalia nella gestione dell’equilibrio e di conseguenza nella postura.

giugno 27, 2012

CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI MUSCOLARI

MECCANISMO DELLE LESIONI MUSCOLARI

Le lesioni muscolari sono una delle lesioni più comuni che accadono negli sport, con un’incidenza che varia dal 10% al 55% di tutti gli infortuni.

Le lesioni muscolari possono essere causate da contusioni, stiramenti, o strappi del muscolo. Gli strappi muscolari sono le meno frequenti delle lesioni del muscolari che accadono negli sport, poichè più del 90% di tutte le lesioni sono o contusioni o stiramenti.

Una contusione si verifica quando un muscolo è sottoposto ad una forza di compressione improvvisa e pesante, quale un colpo diretto al muscolo,  questo genere di trauma del muscolo avviene tipicamente negli sport di contatto, mentre negli sport dove si attuano degli scatti e dei salti, sono più comuni gli stiramenti muscolari.

Negli stiramenti, una forza di tensione eccessiva sottoposta sul muscolo conduce all’affaticamento delle miofibrille e conseguentemente ad una lesione vicino alla giunzione miotendinea (MTJs).

Le lesioni muscolari interessano tipicamente i muscoli biarticolari, in particolare il retto femorale, gli ischiocrurali ed il gastrocnemio.

BIOLOGIA PATOLOGICA DELLA LESIONE MUSCOLARE

Quello che distingue un processo di guarigione di un muscolo scheletrico da un processo di guarigione di un osso è che nel muscolo scheletrico la guarigione è un processo di riparazione, mentre nell’osso la guarigione è un processo di rigenerazione.  La maggior parte dei tessuti nel corpo, quando sono lesionati, guariscono con una cicatrice, che è un tessuto differente rispetto al precedente,  mentre quando un osso è rotto, il tessuto riparato è identico al tessuto originale.  Il processo di guarigione di un muscolo scheletrico danneggiato segue un modello pressochè costante indipendentemente dal tipo di trauma (contusione, stiramento o strappo).

Tre fasi sono state identificate in questo processo:

1. fase infiammatoria, caratterizzata dalla rottura e dalla necrosi delle miofibrille, dalla formazione di un ematoma fra i monconi rotti del muscolo e dalla reazione infiammatoria cellulare;

2. fase di rigenerazione, consistente nella fagocitosi del tessuto necrotizzato, dalla rigenerazione delle miofibrille e dalla produzione concomitante di una cicatrice di tessuto connettivo, così come la proliferazione capillare nella zona danneggiata.

3. fase di rimodellamento del muscolo, è un periodo durante il quale avviene la maturazione delle miofibrille rigenerate, la contrazione e la riorganizzazione del tessuto cicatriziale ed il recupero della capacità funzionale del muscolo.

Le ultime 2 fasi – riparazione e rimodellamento – sono solitamente associate e/o sovrapposte.

CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI MUSCOLARI

Un primo elemento da considerare nelle classificazioni è rappresentato dalla natura diretta o indiretta del trauma (Craig, 1973).

In tal senso si possono distinguere:

a) Lesioni muscolari da trauma diretto, che secondo l’interpretazione classica, implicano l’esistenza di una forza agente direttamente dall’esterno.

b) Lesioni muscolari da trauma indiretto, che presuppongono l’azione di meccanismi più complessi, e chiamano in causa forze lesive intrinseche, che si sviluppano nell’ambito del muscolo stesso o dell’apparato locomotore.

1. LESIONI DA TRAUMA DIRETTO

Le lesioni muscolari da trauma diretto sono di natura contusiva. Spesso queste lesioni sono considerate come condizioni patologiche di secondaria importanza, destinate a guarire in tempi brevi, senza lasciare reliquati.

Tuttavia dal punto di vista anatomo-patologico, la rottura muscolare prodotta da tali traumi non differisce sostanzialmente da una lesione muscolare dovuta ad altro meccanismo. Poiché, dal punto di vista funzionale, lo stato di contrazione muscolare conseguente al trauma provoca una limitazione dell’escursione articolare, dovuta ad una ridotta estensibilità muscolare, in accordo con Reid (1992), classifichiamo le lesioni muscolari da trauma diretto, in tre gradi, secondo la gravità, indirettamente indicata dall’arco di movimento effettuabile:

1. lesione muscolare di grado lieve: è consentita oltre la metà dello spettro di movimento;

2. lesione muscolare di grado moderato: è concessa meno della metà, ma più di 1/3 dello spettro di movimento;

3. lesione muscolare di grado severo: è permesso uno spettro di movimento inferiore ad 1/3.

 2. LESIONI DA TRAUMA INDIRETTO

Purtroppo c’è una certa confusione nella classificazione delle lesioni muscolari da trauma indiretto, soprattutto a causa dei diversi termini utilizzati dai vari autori anche come sinonimi. Si parla, infatti, di: contrattura, elongazione, stiramento, distrazione, strappo, rottura, lacerazione. Tali termini si riferiscono, in ogni caso a gradi diversi di gravità, identificabili dalle diverse manifestazioni anatomo-patologiche e cliniche della lesione. Qui di proponiamo una classificazione che presenta una sua immediata facilità di comprensione ed applicabilità pratica.

Classificazione sec. Gruppo Bernstein (2004)

Il nostro gruppo ha deciso di produrre una propria classificazione delle lesioni muscolari da trauma indiretto, riteniamo infatti che nella pratica quotidiana le lesioni muscolari vengano spesso sottostimate, si verificano frequentemente episodi di ricadute, semplicemente perché non si sono rispettati i tempi biologici di guarigione. Questo si verifica soprattutto nel caso di lesioni di entità modesta. Perciò proponiamo questa classificazione delle lesioni muscolari, che mi piace definire “classificazione funzionale”, ovvero una classificazione orientata al trattamento rieducativo.

LESIONI DA TRAUMA INDIRETTO:

CRAMPO MUSCOLARE

CONTRATTURA MUSCOLARE

DISTRAZIONE MUSCOLARE DI I° GRADO

DISTRAZIONE MUSCOLARE DI II° GRADO

DISTRAZIONE MUSCOLARE DI III° GRADO.

CRAMPO MUSCOLARE

Stato di affaticamento che può trarre origine da uno squilibrio idro-elettrolitico o da un deficit energetico che vanno ad influenzare la stabilità della membrana del motoneurone alfa.

Baldissera (1994) sostiene che la membrana del motoneurone possiede due livelli di equilibrio: un primo livello in corrispondenza del potenziale di riposo ed un secondo livello ad un potenziale più elevato che però implica la contrazione tetanica del muscolo.

Uno stato di fatica acuta determina un’alterazione del turnover del calcio, ponendo la membrana del motoneurone in un nuovo livello di equilibrio in corrispondenza di un potenziale ben più elevato di quello di riposo.

CONTRATTURA MUSCOLARE

Si manifesta con dolore muscolare che insorge a distanza dalla prestazione (qualche ora o il giorno dopo), mal localizzato dovuto ad una alterazione diffusa del tono muscolare, imputabile ad uno stato di affaticamento del muscolo, in assenza di lesioni anatomiche.

DISTRAZIONE MUSCOLARE DI I° GRADO

Episodio doloroso acuto, insorto durantela prestazione. Nonsi evidenziano lesioni macroscopiche delle fibre, ma lesioni microscopiche delle miofibrille. Clinicamente ipertono muscolare associato a dolore. 

DISTRAZIONE MUSCOLARE DI II° GRADO

Episodio doloroso acuto, insorto durantela prestazione. Sievidenziano ecograficamente lesioni macroscopiche delle miofibrille. Clinicamente, ipertono muscolare associato a dolore. Non ematoma evidente sulla cute nelle 24-36 ore successive al trauma.

DISTRAZIONE MUSCOLARE DI III° GRADO

Episodio doloroso acuto, insorto durantela prestazione. Sievidenziano ecograficamente lesioni macropiche delle miofibrille. Clinicamente, impotenza funzionale associata a dolore. Ematoma evidente sulla cute nelle 24-36 ore successive al trauma.

giugno 25, 2012

Emma Bonino: Stati Uniti d’Europa o non c’è via d’uscita‎

 

“Al Senato abbiamo appena finito l’esame in Commissione del Fiscal Compact, con un ordine del giorno che lo considera solo premessa di una unione politica indispensabile. Dopo l’incontro a quattro di Roma, è stato messo in piedi una sorta di gruppo di lavoro che dovrebbe preparare un vertice questo giovedì. Ma a me sembra chiaro che – come abbiamo detto e ripetuto – o si va verso gli Stati Uniti d’Europa o non c’è via d’uscita. Tant’è che una piccola crisi finanziaria, come quella greca, è divenuta una valanga  che ha contagiato altri Paesi già deboli e non accenna a diminuire.

 

La scorsa settimana  lo hanno ribadito tre grandi associazioni industriali europee: la Confindustria italiana, quella francese e quella tedesca. Il problema in Italia è che mi sembra ci siano tutt’altre pulsioni, un ritorno della partitocrazia, il rumore di elezioni anticipate ad ottobre [...] Mi pare che ci sia poca consapevolezza, di quello che è in gioco. La priorità della partitocrazia sembra essere quella di salvare sé stessa. Prevalgono le ragioni di partito, prima ancora delle ragioni di Stato.

 

Se si parla di elezioni, sembra che il Pdl le voglia per bloccare l’emorragia di voti, magari pensando di prepararle con una campagna anti-euro, o anti Germania.  Magari ci sono antichi malumori, Berlusconi sicuramente rimane convinto che sia stata la Merkel ad averne provocato le dimissioni e tra un po’ proporrà di dichiarare guerra alla Germania. Di certo le sue uscite di questi giorni – stampiamo moneta, usciamo dall’euro – non hanno molto senso.

 

Quanto al Pd, mi pare particolare il fatto che prima si dichiarino primarie aperte e poi si demonizzi colui – simpatico o no – che decida di parteciparvi. Sicuramente il Pd deve cambiare lo Statuto, perché se ricordo bene secondo quello attuale nel Pd il segretario deve anche essere il candidato premier. Ora hanno deciso di fare le primarie, poi si dovrà vedere se siano di coalizione o no. Con Renzi i toni reciproci diventano anatemi. È vero che Renzi, che può piacere o meno, sembra giocare troppo spesso la vieta carta del “giovani contro vecchi”, che mi sembra davvero poca cosa, un ritornello che sentiamo da troppo tempo. Ma in ogni caso: se si decide di fare delle primarie, ma poi chi si presenta diventa un traditore, ci sono premesse migliori. In realtà i vertici dei partiti sembrano voler tornare alla carica, come se niente fosse, nel tentativo di riprendersi quello che di sottopotere hanno dovuto lasciare a dicembre. E tutto ciò sicuramente non aiuta il Presidente Monti a Bruxelles”.

giugno 24, 2012

Appello al nostro Grande Sindaco

Gent.ssimo Sindaco Flavio Tosi,

Le scriviamo in merito al dietrofront del Comune di Milano rispetto al conferimento della cittadinanza onoraria a Sua Santità il Dalai Lama – per una possibile e presunta crisi nei rapporti economici con la Cina –, che rappresenta a nostro avviso una grave crisi di libertà e indipendenza.

All’invasione cinese della regione del Tibet, che dura ormai da oltre 60 anni, il Dalai Lama e il popolo tibetano hanno sempre cercato di rispondere con l’unica arma a loro disposizione: la nonviolenza. Nonostante ciò, il Dalai Lama è da anni costretto a vivere in esilio, lontano dalla sua terra e dal suo popolo. Il principio dell’autodeterminazione dei popoli e la tutela delle minoranze sono valori fondanti sia del diritto internazionale che di quello italiano, garantito specificamente dal nostro testo costituzionale. La battaglia nonviolenta condotta dal Dalai Lama per la libertà e l’autonomia politica, culturale e religiosa del Tibet rappresenta un esempio per l’intera comunità internazionale – in particolare proprio per un Paese come la Cina, che a fronte di un’impetuosa crescita economica vive ancora un forte deficit di democrazia.

Alla luce di ciò, la scelta del Comune di Milano di rinunciare al conferimento della cittadinanza onoraria dimostra ancor di più come la democrazia e le libertà non siano conquiste destinate a durare in eterno, bensì diritti che cittadini e istituzioni hanno il dovere di difendere e riconfermare ogni giorno.

Per questi motivi invitiamo Lei, la Giunta e il Consiglio Comunale – cogliendo l’occasione della prossima visita del Dalai Lama in Italia presso le popolazioni emiliane colpite dal terremoto – ad offrire a Sua Santità la cittadinanza onoraria veronese, in nome della pace e del diritto all’autodeterminazione dei popoli, valori che non appartengono ad un Paese o ad un altro, ma all’intera umanità.

Nella speranza che Lei voglia farsi carico di questa sfida di democrazia e libertà, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti e auguri di buon lavoro.

Leonardo J. Scandola – Segretario di Radicali Verona

Mattia Da Re – Tesoriere di Radicali Verona

Giorgio Pasetto – Consigliere Comunale